
"A Lorenzo, Zaccaria, Nelson, Giorgio, Emily, Beatrice, Alessandro e a quelli che verranno, ora vi racconto qualcosa di vostro nonno..."
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Ciò che mi spinge alla soglia dei 40 anni, nella più
intima ricerca, ad intraprendere la raccolta del materiale sulla
vita di mio padre è la necessità di prendere una
pausa per ricordare.
Nasce così un' azione vitale e fisica contro l'oblio, scrivere
per cogliere e raccontare affinché il suo ricordo non sbiadisca
nella mente di coloro che lo hanno conosciuto.
Raccontare, per dare voce ai ricordi dell'infanzia, per perdonare
le incomprensioni, per curare ferite che giacciono nel profondo
dell'anima, per riconquistare un momento di comunione e per farne
uscire rinato l'amore, un ritorno all'intimità, per trasmettere
alla nuova generazione della famiglia quello che lui ci ha insegnato,
perché i nuovi venuti acquisiscano conoscenza delle proprie
radici. Come una sorta di testimone, perché la memoria
è un bene prezioso, un patrimonio inestimabile a cui attingere
per avere forza nella vita.
Con la nascita di mio figlio, sono cambiate molte cose per me.
E' come se avessi iniziato una nuova vita: la consapevolezza si
amplia e assume nuovi significati, tutto comporta nuove esperienze,
nuovi modi di percepire e vivere il mondo. Nascono più
profonde sfumature di comprensione e mi vengono rivelati tesori
che i miei occhi non vedevano. Ora provo una grande nostalgia
di mio padre, di quel padre strambo ed eccentrico. Ora mi manca
moltissimo il nonno di mio figlio.
Basta poco, uno sguardo sui suoi quadri, sulle foto, e il passato
diventa presente, i ricordi fanno rumore.
Mi ricordo quella volta che a piedi nudi, insieme, percorrevamo
il sentiero di campagna che portava alla mia scuola e LUI, mio
padre, l'artista, mi invitava a "sentire" la sensazione
dell'erba sotto i piedi; o le notti in cui ci svegliava per leggerci
le poesie dei suoi autori preferiti: Gide, Artaud, Celine, Hemingway
.
Le nostre colazioni ritratte nei suoi quadri, i rododendri, le
ortensie, le peonie: i fiori preferiti di mia madre.
A quell'epoca ero una bambina, poi adolescente. Allora la mia
giovane età non mi permetteva di capire pienamente.
Ora ho la consapevolezza che lui mi abbia lasciato troppo presto.
Mio padre non è mai stato razionale, era un sognatore,
un sentimentale, un creativo e mia madre la sua musa.
La loro fantasia ha fatto volare le nostre menti nei momenti di
felicità e in quelli più difficili.
L'appartenere a questa famiglia mi ha insegnato a guardare "oltre"
e a credere che i sogni sono l'essenza della vita. Mi ha trasmesso
la voglia di essere curiosa, desta, di sapere ammirare e commuovermi,
di cercare di capire quello che non va nelle nostre vite di uomini
e donne moderni e quello che è ancora splendido nell'universo
fuori e dentro tutti noi.
Con il loro esempio mi hanno dimostrato che ci sono tante strade
per crescere, che tutti possiamo essere artisti.
La creatività, l'intuizione, l'immaginazione, l'empatia
sono semplicemente un particolare stato di coscienza.
La creatività è vivere in pieno, con completezza,
la propria vita, è un talento con cui trasformare la propria
esistenza in un' "opera d'arte".
Adesso che ho 40 anni sono estremamente orgogliosa dei miei
genitori. Sono convinta che mia madre non poteva scegliere padre
migliore per me.
Adesso sono pronta: desidero partire con il mio bagaglio al risveglio
della mia vera essenza.
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